Scuola e carcere giudiziario

Scritto da un autore di cui pressoché alcuna notizia ci è giunta, questo
libro costituisce una riflessione singolare e quasi unica su un tema, la
scuola in carcere, sempre rimasto – ieri come oggi – ai margini del dibattito
pubblico. Mettendo a fuoco la funzione rieducativa, costantemente
affermata, puntualmente disattesa, del carcere moderno, Giovanni
Andreani sostiene nel 1924 il nesso inscindibile tra detenzione
e scuola. E se il carcere, «cimitero dei vivi», deve perdere «il sinistro
carattere di luogo di pena», per i minorenni deve essere tout court
abolito e il trattamento rieducativo differenziato con istituti e magistrati
appositi. Così, pur distante dalle collaborazioni politicamente
significative o dal prestigioso futuro del catalogo gobettiano, questo
volumetto di un oscuro insegnante di lettere fiorentino possiede il
valore di un documento che non ha perso del tutto la sua attualità.