Giovanni Papini

Se, mutuando concetto e parole da Benedetto Croce, amare significa conoscere i limiti della persona amata, il “Quaderno della Voce”, che nel gennaio 1915 Prezzolini dedicò a Papini in forma di Discorso e che ora, a cinquant’anni dalla morte del biografato, viene riproposto, costituisce un ben singolare atto d’amore. Mai la personalità intellettuale dello scrittore fiorentino era stata, mai sarà in seguito, così drasticamente limitata: un «“puro” poeta» finalmente liberatosi, con le 100 pagine di poesia allora in bozze (1915), dalla falsa immagine di sé che lo aveva perseguitato e traviato dall’adolescenza fino alla recente catarsi di Un uomo finito. E nella quale il pubblico continuava erroneamente a identificarlo. (dalla premessa di Sandro Gentili)