Filippo De Pisis

(1896-1956), pittore, poeta e narratore, fra i maggiori interpreti della pittura italiana della prima metà del Novecento, iniziò adolescente a scrivere poesie e a dedicarsi allo studio della pratica pittorica sotto la guida del maestro Odoardo Domenichini nella sua città natale, Ferrara. Affascinato dall’arte di Giorgio de Chirico, visse una giovanile fase metafisica in veste di teorico e sostenitore del movimento. Esordì in campo letterario con le raccolte poetiche I Canti de la Croara (1916) e Emporio (1916), seguite dallo scritto di carattere teosofico Il verbo di Bodhisattva (1917). L’interesse per la pittura e l’apertura di nuovi orizzonti artistici lo spinsero a vivere in varie città sia italiane (Roma, Venezia, Milano) sia europee (Parigi e Londra), alla costante ricerca di rinnovati contesti culturali. A Roma nel 1923 pubblicò il romanzo autobiografico La città dalle 100 meraviglie, dedicato alla metafisica patria ferrarese. Il periodo parigino, inauguratosi nel 1925, lo vide protagonista, insieme a Mario Tozzi, Massimo Campigli, Giorgio de Chirico e Alberto Savinio, del Circolo degli artisti italiani a Parigi. Nonostante l’accrescersi della notorietà pittorica, alla fine degli anni Trenta tornò all’attività poetica con la pubblicazione, rispettivamente nel 1939 e nel 1942, delle due raccolte intitolate Poesie. Nel 1944 si trasferì a Venezia, ispirato dalla pittura di Francesco Guardi e di altri maestri del Settecento pittorico veneziano. Dopo un fugace soggiorno francese, tra il 1947 e il 1948, in compagnia della nipote Bona, rientrò in Italia dove morì, a Milano, il 2 aprile 1956.