Elémire Zolla

(1926-2002). Nato a Torino nel 1926, saggista e critico, professore di letteratura americana prima all'università di Genova e poi a «La Sapienza» di Roma, fu un pensatore anti-progressista o meglio antimodernista, si interessò alle culture e alle religioni orientali cercando di rintracciare sempre, sotto la superficie delle differenze, simboli, segni e figure che avvicinassero l'Oriente e l'Occidente. Un percorso di difficile e controversa catalogazione che lo portò dalle origini di anglista ad approdare alle dottrine esoteriche e mistiche in difesa di una spiritualità, secondo il suo pensiero, soffocata dal materialismo moderno. Recuperando i tesori culturali di popoli vicini e lontani, scavando nel giardino sotto casa o in territori sperduti del pianeta, egli seppe indicarci, dopo aver liquidato le trasgressioni moderne e post-moderne, la via di una conoscenza «giusta», insieme ardua e luminosa. Dal 1969 al 1983, diresse una rivista, “Conoscenza religiosa”, cui fece collaborare gli scrittori che gli parvero sottrarsi a ciò che egli definiva «la generale decadenza» La sua produzione di libri e saggi è vastissima ma nonostante il successo e la fama internazionali, in Italia rimase però isolato e aborrito dal mondo culturale egemonizzato dagli intellettuali e ignorato dagli uomini al potere. Nel 1956 ha vinto il Premio Strega con il romanzo Minuetto all’inferno (Torino 1956), cui ha fatto seguito Cecilia e la disattenzione (Milano 1961). Ha pubblicato traduzioni dal francese (Sade) e dall’inglese (Melville). Tra le sue più recenti pubblicazioni: Un destino itinerante. Conversazioni tra Occidente e Oriente (1995), Aure. I luoghi e i riti (1995), I mistici dell’Occidente (2 voll. 1997), Che cos’è la tradizione (1998), La filosofia perenne (1999). È morto la primavera del 2002 nella sua casa di Montepulciano, dove viveva da molti anni, fra quelle colline senesi che considerava un «insegnamento ininterrotto, una melodia perpetua, una scoperta ubriacante».