Italo Svevo

Questa, apparsa nel 1980, è la prima biografia critica di Italo Svevo, dopo le pagine ‘ufficiali’ del Profilo autobiografico (composto a quattro mani dallo scrittore e dall’amico Giulio Cesari nel 1928) e quelle della Vita di mio marito (dettate da Livia Veneziani a Lina Galli tra il ’42 e il ’46 e pubblicate nel 1950). È stato un libro fortunato per l’accoglienza del pubblico (mondanamente sancita dal conferimento del premio Comisso per la biografia 1981) e per il consenso di lettori di professione, di gusto e orientamento molto diversi. Per ricordarne solo alcuni: Sergio Antonielli, Antonia Arslan, Alberto Asor Rosa, Giuseppe Bonaviri, Carlo Bo, Giampaolo Borghello, Ottavio Cecchi, Nicola Merola, Giuliana Morandini, Enzo Siciliano, Giacinto Spagnoletti. Notizie che qui si richiamano non per senile vanità, ma perché parve che, allora, in concomitanza della prima edizione, si fosse ricostituito spontaneamente – significativo auspicio per le sorti della cultura italiana nell’ultimo scorcio del Novecento – quello Svevo’s Club cui dettero vita per scherzo, ma non troppo, i “solariani” quando, nel 1927, accolsero a Firenze, con Montale in testa, l’anziano scrittore triestino inopinatamente giunto a fama europea.